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Quando Bernard Arnault, CEO di LVMH, il più grande conglomerato di lusso del mondo, ha tagliato il nastro a un seminario in Texas con Donald Trump in ottobre, molti sono rimasti senza fiato. Alcune persone si chiedevano come una delle figure più importanti dell’industria della moda potesse condividere un’opportunità fotografica con Trump. Se non altro, però, l’evento è stato una dimostrazione della potenza di Arnault e del suo impero della moda; un riconoscimento che l’azienda francese può attirare il leader del mondo libero in un ranch nella cittadina rurale di Keene per l’apertura di una fabbrica.

Le società francesi, tra cui LVMH e il collega conglomerato Kering, continuano a dominare i ranghi del lusso.

Gran parte della forza di Brand France deriva dall’artigianato francese e i grandi attori continuano a investire nella produzione locale. Louis Vuitton ha svelato il suo sedicesimo stabilimento di pelletteria in Francia a settembre, mentre alla fine del 2020 Chanel aprirà 19M, un atelier parigino che ospiterà la sua rete Métiers d’Art in una straordinaria celebrazione del savoir faire francese.

Il tocco gallico può essere sentito dall’arena politica alla passerella e all’officina. Al G7, Emmanuel Macron ha presentato il Fashion Pact, un insieme condiviso di obiettivi per ridurre l’impatto ambientale del settore, guidato dal gruppo Kering e con 250 firme del marchio.

Nel frattempo, la settimana della moda di Parigi continua a consolidare il suo status di piattaforma principale per i principali designer di tutto il mondo.

E gli Champs-Élysées, l’indirizzo più famoso della capitale, si stanno trasformando da pacchiano centro turistico in scintillante destinazione di lusso con la recente apertura di avamposti di Chanel, Dior e dei grandi magazzini Galeries Lafayette.

di Rinaldo Ceccano